Qui è proposta un'analisi in dettaglio della "Canzone del maggio", pezzo che apre l'opera e che ne è allo stesso tempo introduzione e summa. Attraverso questa operazione di esegesi, da buoni storici, cercheremo di separare arte e storia, ideologia e ideali del cantautore in modo da evidenziare il punto di vista da lui utilizzato e fornire una chiave di lettura quanto più imparziale allo storico dell'arte musicale che si accosta a questo blog.
"Canzone del Maggio"
Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento se il fuoco ha risparmiato le vostre Millecento anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti.
Da questo primo verso il genovese mette subito in chiaro la sua prospettiva, che sebbene non si possa ascrivere completamente dalla parte di chi ha preso parte agli eventi e a ciò che ne è derivato (l'esempio del bombarolo), abbraccia certamente la portata ideologica e materiale che il maggio (significativo l'uso dell'aggettivo "nostro") ha riversato nelle strade, nelle vite di tutti, partecipanti o meno. Tutti, tutti sono "colpevoli" nel senso cristiano del termine: la storia degli uomini ha subito un'accelerazione, si è manifestata con prepotenza e quasi come un hegeliano spirito del tempo ha toccato e cambiato tutti, segnandoli con il suo marchio rosso, come il fuoco che brucia le auto operaie e il rosso delle bandiere sventolate in piazza.
E se vi siete detti non sta succedendo niente, le fabbriche riapriranno, arresteranno qualche studente convinti che fosse un gioco a cui avremmo giocato poco provate pure a credevi assolti siete lo stesso coinvolti. Anche se avete chiuso le vostre porte sul nostro muso la notte che le pantere ci mordevano il sedere lasciamoci in buonafede massacrare sui marciapiedi anche se ora ve ne fregate, voi quella notte voi c'eravate.
Il cantautore vuole sottolineare con ancor maggior forza l'ineluttabilità dell'evento. Il rifiuto, la volontà di estraniarsi dalla "marea del nuovo" (anche se avete chiuso le vostre porte sul nostro muso) non è possibile, perchè non sarà la riapertura delle fabbriche (la normalità che ritorna), il corso della "giustizia" o le manganellate dei poliziotti (le pantere) a ripararli. Le idee non temono porte. E d'altra parte assume maggior peso il tema della colpevolezza passiva, che assume un tono. Il maggio ha scavato una fossa profonda tra il nuovo e il vecchio sistema e i suoi sostenitori. Non è possibile astenersi dal confronto. O lo si appoggia o lo si rifiuta. La scelta di Pilato, nonostante la "buonafede", alquanto ironica e tagliente come espressione, non è possibile.
E se nei vostri quartieri tutto è rimasto come ieri, senza le barricate senza feriti, senza granate, se avete preso per buone le "verità" della televisione anche se allora vi siete assolti siete lo stesso coinvolti.
De Andrè ora assume toni quasi danteschi, proponendosi come restauratore della verità. Nonostante la banale e parziale verità della televisione (il mezzo di comunicazione più superficiale, che sottende una comprensione minima o nulla degli eventi), che ha sancito il ritorno allo status quo, e ha ridotto a problematiche di disordine sociale la battaglia per il cambiamento, non è possibile accettare questa verità e assolversi, quasi la televisone assumesse il paradossale mantello di una "confessione di stato".Il ritornello, pressante, tagliente e che non ammette repliche nè compromessi ritorno ad affermarlo.
E se credente ora che tutto sia come prima perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti, per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti.
Ancora una volta Faber sottolinea come nessun atto possa fermare la portata superiore, spirituale quasi dell'evento, che sorvola le azioni e le false coscenze, le paure della gente, gli ostacoli materiali e continua a incarnarsi nella volontà generale del progresso. Loro, i "figli del maggio", i portatori dei nuovi ideali di rinnovamento sociale, materiale e morale, non hanno terminato il loro compito. "Verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte." Tutti, sono parte del processo innescato dal maggio, non è la piazza la sua sede, ma le case di ogni uomo, e la voce di De Andrè, la voce del '68 non si fermerà di fronte alle porte chiuse, alla menti chiude della gente. "Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti". Non si scappa dalla storia.
martedì 25 marzo 2008
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3 commenti:
Ciao! Ho colto l'occasione della lettura dei contenuti del vostro per conoscere un poco di più la figura di Fabrizio De Andrè. Ho trovato originale l'argomento ed interessante l'analisi che avete fatto sul testo della "Canzone del Maggio". Posso chiedervi di spiegare meglio il concetto espresso dal cantautore, che mi sembra condividiate, dell' ineluttabilità della storia?
Claudio
Vi segnalo un bellissimo album di Claudio Lolli "Ho visto anche degli zingari felici" che in modo crudo e disincantato affronta i temi e gli anni della strategia della tensione.
Il vostro blog è originale e ben articolato, complimenti!
L'adesione di De Andrè alla rivolta di quegli anni si basava sulla necessità di ribellarsi ad un "modo di gestire la società che non teneva minimamente conto della società stessa"(sue parole); la volontà rivoluzionaria era quella di diminuire le distanze tra il Potere e la Società. Il '68 vive nelle parole dell'autore messe in musica. Esso rimarrà con i suoi pregi, le sue contraddizioni, con i suoi aspetti anche più estremi una delle testimonianze più vive di reazione ideologica e culturale al Potere il tutte le sue molteplici forme;......"per quanto voi vi sentiate assolti, siete per sempre coinvolti", dice la prima canzone, proprio a sottolineare come il Sessantotto, è stata soprattutto un rivoluzione sul piano delle idee e dei valori, seppure, con i suoi risvolti sanguinari ed estremi. L'autore nella "Canzone del maggio" ottimisticamente dichiara in chiusura che la rivoluzione non è finita, ma è appena incominciata...la storia invece ha preso un'altra direzione: la globalizzazione, la scellerata politica sindacale, la fragilità dell'ormai sepolta sinistra italiana portano ad un regresso di quella che erano stati gli ideali decantati dalla lotta operaia di quegli anni.
Valentina
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